Il periodo Permiano
(da 298,9 a 252,2 milioni di anni fa)


Il permiano è l'ultimo periodo geologico dell'Era Paleozoica ed è stato chiamato così da un geologo britannico,
Sir. Roderick Murchison, che verso metà del 1800 scoprì vasti strati di rocce risalenti al Permiano vicino a Perm in Russia.

Le rocce del Permiano sono in realtà comuni a tutti i continenti di oggi, ma all’epoca essi erano fusi in un unico supercontinente (Pangea), circondato dal mare (Pantalassa), e si trovavano a migliaia di chilometri di distanza dalla loro posizione attuale che raggiunsero durante l’era del Mesozoico e del Cenozoico attraverso un processo noto con il nome di "tettonica a placche".

L'interno della Pangea era probabilmente piuttosto secco, perché le sue dimensioni massicce impedivano alle nubi cariche di pioggia di arrivare in profondità, oltre le coste.

Durante questo periodo, la vita continuò ad evolversi generando nuove specie.

La vita sulla terra includeva una consistente varietà di piante, artropodi, anfibi e rettili.

 

La flora permiana

A livello di vita vegetale, durante il Permiano si assistette all'evoluzione di nuove varietà di piante da seme, nonché alla diffusione di felci, conifere e alla prima comparsa delle cicadacee (che costituirono un'importante fonte di cibo per i rettili dell'era mesozoica). Le piante fossili del Permiano sono costituito prevalentemente da felci, felci da seme e licofite (piante vascolari), che si sono adattati a paludi e ambienti paludosi. Poi un gruppo di piante vascolari riconducibili a primitive gimnosperme (tra cui cicadacee, ginkgoaceae e gnetofite) e protoangiosperme (precursori di piante da fiore) ad indicare un progressivo adattamento di queste piante a zone progressivamente più secche.

Il cibo dei primi dinosauri

Cicadacee - Cosa significa

Le Cicadacee sono gimnosperme primitive che fanno la prima comparsa nel Permiano per poi diventare molto diffuse nel Mesozoico. Il loro aspetto richiamava quello delle palme (a livello di fusto) e quello delle felci (a livello di fogliame). La diffusione di queste piante fu essenziale per la proliferazione e lo sviluppo dei rettili dell’era Mesozoica in quanto rappresentavano per loro un’importante fonte di cibo.

La fauna del Permiano

I veri dominatori dell’epoca furono i rettili, principalmente sinapsidi, cioè caratterizzati da sola apertura cranica temporale (appartenenti all’ordine dei pelicosauri e all’ordine dei terapsidi).

Avevano già fatto la loro prima apparizione nel tardo Carbonifero ma fu nel Permiano che divennero i dominatori assoluti della terraferma. Si trattava di animali voluminosi, dal sangue freddo e con piccoli cervelli, che se all’inizio del permiano assomigliano a coccodrilli (come il Varanops e Dimetrodon), alla fine della stessa epoca geologica si erano evoluti in rettili simili ai mammiferi di cui vengono considerati antenati (terapsidi).

Dimetrodonte del Permiano
Dimetrodon del periodo Permiano

La comparsa dei primi veri mammiferi tuttavia può essere datata solo a cavallo tra la fine del periodo Triassico e l'inizio del Giurassico dell’era Mesozoica ma è proprio dall’evoluzione di un gruppo di questi terapsidi che tutto ebbe inizio.

Verso la fine del Permiano appaiono anche i primi arcosauri, caratterizzati invece da due fori nel cranio in corrispondenza di ciascun occhio, destinati a diventare famosi come antenati dei dinosauri triassici e giurassici (pterosauri e coccodrilli).

I rettili marini invece erano estremamente scarsi, specialmente rispetto alla esplosione evolutiva che li caratterizzò nel successivo periodo triassico; uno dei pochi esempi identificati è il misterioso Claudiosaurus.

Se i rettili prosperarono durante il Permiano, gli anfibi e gli insetti non trovarono nelle condizioni climatiche sempre più secche dell’epoca il migliore degli habitat. Gli anfibi più importanti del Permiano furono l'Eryops lungo sei piedi e il bizzarro Diplocaulus.

Anche gli insetti subirono una rapida evoluzione e si adattarono ai nuovi habitat. Gli insetti più diffusi furono scarafaggi, vari tipi di libellule ed in generale insetti dotati di corazza (esoscheletro). Le loro dimensioni per quanto grandi non erano gigantesche come nel precedente periodo Carbonifero (ad esempio Meganeura) e anche la differenziazione delle specie che caratterizzerà gli insetti nel Mesozoico era ancora lontana dal verificarsi.

Gli ambienti marini permiani abbondavano di molluschi, coralli, stelle marine, gigli di mare, ammoniti e altri invertebrati. I pesci non si limitavano ad abitare l’enorme oceano che avvolgeva la Pangea (Pantalassa) ma si erano adattati a vivere nelle sacche di acqua dolce formatesi all’interno del supercontinente.

L'estinzione Permiana

Circa il 95% delle specie acquatiche rimase annientata durante l’estinzione di massa a cavallo fra Triassico e Permiano.

Non c’è certezza sulle cause: forse una successione di eruzioni vulcaniche o la caduta di meteoriti possono aver turbato l’equilibrio sulla nostra pianeta a tal punto da causare l’evento di estinzione più esteso mai registrato nella storia della terra, di gran lunga superiore a quello più famoso, noto come evento K-T, che ha generato la scomparsa dei dinosauri.

Se l’estinzione di massa di fine Permiano generò la scomparsa quasi totale degli organismi marini, molto più basso invece fu il tasso di estinzione tra i vertebrati, sia acquatici che terrestri, e tra le piante.

Solo infatti il 70% circa della vita sulla terra andò perduta, ma questo vuoto rappresentò comunque una spinta evolutiva fortissima, senza la quale non ci sarebbe forse stata quella evoluzione della specie che portò alla comparsa dei primi dinosauri dell’era Mesozoica.

Curiosità

Il periodo Permiano si distingue rispetto ad altri che lo precedettero in quanto sono stati relativamente pochi i fossili di vertebrati marini ritrovati nel mondo.

Non necessariamente ciò è dovuto ad una scarsa presenza di squali e pesci nel Permiano (squali preistorici come Helicoprion e Xenacanthus e pesci preistorici come Acanthodes sono infatti tipici del Permiano), quanto alla assenza di condizioni geologiche in grado di preservare i resti di questi animali fino a noi sotto forma di fossili.